Parlaci di te….

Da sempre interessata alla fotografia, solo nel 2010 ho deciso di acquistare la prima reflex digitale. Ho frequentato diversi corsi privati e nel 2011 mi sono iscritta anche all'Università popolare di Torino. Successivamente ho scelto di portare avanti i miei studi da autodidatta e tutt’oggi continuo a frequentare dei workshop fotografici. Interessata a tutti i tipi di fotografia, mi sono accostata inizialmente alla fotografia di ritratto e still life per poi passare al reportage. Ultimamente sono attiva nel reportage di posti e luoghi ormai abbandonati: il mio obiettivo è di documentare questi luoghi attraverso un’immagine che “parli” e ne racconti la storia passata attraverso una fotografia d’impatto.

Cosa ti ha portato all’arte e alla scelta di questa determinata tecnica/ rappresentazione artistica…

Mi è sempre piaciuto fotografare e ricordo che avevo circa 10 anni quando ho trovato, in un fustino del detersivo per il bucato, la mia prima macchina fotografica. E’ stato quindi per gioco che ho iniziato, fotografavo più o meno tutto quello che mi piaceva e trovavo interessante. Questo aspetto è rimasto invariato negli anni, fotografare mi diverte e mi fa stare bene, ma per fortuna l’attrezzatura è stata migliorata!

Cosa provi scattando fotografie e cosa ti spinge a farlo….

Un senso di curiosità mi porta ad andare alla ricerca di posti ormai dismessi ed è nel silenzio e nella solitudine di quegli spazi che ritrovo un immenso senso di libertà e di pace. Lontana da tutto, sono da sola a contemplare quei luoghi andati in rovina e a documentarli con le mie foto per riportarli alla luce.

Che cosa vuoi trasmettere con le tue opere, qual è il tuo messaggio…

Ci sono spazi che l’uomo dimentica, ma nonostante il degrado e la solitudine continuano a parlare di se. Ci sono territori che quando li attraversi ti lasciano dentro il silenzio assordante del tempo.

Nella geografia dei luoghi abbandonati, cerco di tracciare una mappa che ripercorre a ritroso il racconto di persone, oggetti e affetti che documentano la poetica della memoria.

Quegli spazi non sono più vuoti e l’assenza viene invasa dai ricordi delle molteplici storie che quelle mura custodiscono gelosamente.